domenica 7 giugno 2009

Un film: Antichrist

2009, Lars von Trier.

Una coppia perde il bambino. Lui, psicoterapeuta, prende in cura la moglie, per studiarne e lenirne il dolore. Insieme si recano in uno châlet di montagna, dove la donna ha passato giorni interi da sola con il bambino prima della sua morte.

Come molte uscite di von Trier, anche questo film ha diviso: chi ritiene questa pellicola un capolavoro estremo, chi un grande bluff in cui il regista esibisce a vuoto le sue qualità registiche.

Io sono tra i primi, pur non avendo sempre apprezzato tutte le uscite von Trier: alcuni suoi film, infatti, come Idioti, Dogville e Dancer in the dark non mi sono piaciuti proprio.

Antichrist è invece un capolavoro, un film esteticamente eccellente, in cui tutto è curato al minimo dettaglio, un ritorno al formalismo dei primi film (Europa, l'elemento del crimine).

Sono d'accordo con Luca Pacilio quando sostiene che il prologo del film è quanto di più bello si è visto al cinema quest'anno: amore e morte, un ralenty divinamente usato, un bianco e nero lucidissimo e freddissimo, l'aria d'opera (Haendel) che perfettamente si sposa con le immagini.

Stomaci deboli e moralisti astenersi.

Voto di Kurtz: doppio cuoricino.

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