lunedì 28 maggio 2007

Penna rossa: "Non c'è l'ha fatta".


La penna rossa di oggi la merita senz'altro il giornalista di Repubblica/Trovacinema on line che ha avuto il temerario coraggio di scrivere: "Non c'è l'ha fatta Daniele Luchetti".

L'amnestia degli incidenti (reprise).

Questo post sarà più comprensibile dopo aver letto quello del 18 aprile 2007 che ha lo stesso nome.

Sarkosy ha confermato che non ci sarà l'amnistia per le infrazioni del codice della strada commesse nei mesi precedenti la sua elezione.

Bravo Sarko!

I nostri politici di destra, che fanno della moralità la loro bandiera, prendano esempio per gli indulti, a loro cosi' tanto cari.

giovedì 24 maggio 2007

La foto di Kurtz: Deauville.

Gli scooter inquinano?

Una domanda che mi pongo spesso è: gli scooter inquinano molto? Inquinano più delle auto?

Purtroppo non ho mai trovato informazioni certe a riguardo: più di qualcuno dice che lo scooter inquina mediamente più di un'auto, ma senza fornire dati.
Com'è possibile che un motorino che pesa 100kg possa inquinare più di un'auto che ne pesa mediamente 1000, mi sono sempre chiesto ?


Finalmente un interessante articolo su Le Monde mi ha chiarito il dubbio: l'agenzia Agence de l'environnement et de la maîtrise de l'énergie (Ademe) ha analizzato le sostanze inquinanti emesse da alcuni scooter 125 Euro 3 (se non sbaglio è la più recente) e confrontate con quelle di un auto Euro 4.

Ebbene, a parità di tragitto percorso, lo scooter emette una quantità di monossido di carbonio (CO) dieci volte superiore a quelle dell'auto. Stessa cosa per gli idrocarburi. Va un po' meglio per gli scooter e le moto di cilindrata superiore a 125cm: in tal caso il monossido di carbonio emesso è 'solo' 2-3 volte superiore a quello di un'auto.


Secondo un ingegnere dell'agenzia, il problema nasce dal fatto che le norme anti inquinamento applicate ai mezzi ai due ruote, in particolare ai 125cm, sono molto meno restrittive di quelle imposte alle auto. Sembra che le norme Euro 3 applicate agli scooter corrispondano a quelle applicate alla metà degli anni 90 alle auto.

Che la tecnologia possa aiutare è certo: l'inquinamento da ossido da azoto lungo il périphérique di Parigi (una sorta di grossa tangenziale che circonda la città e la delimita dalla periferia) è diminuito del 32% in 5 anni a fronte di una diminuzione del traffico del solo 2%. (fonte: un articolo di Le Monde letto qualche mese fa che non ritrovo in rete)



domenica 20 maggio 2007

Appunti sulla lingua italiana: piuttosto che.

"Piuttosto che" con valore disgiuntivo.

Per esempio: "andro' in vacanza al mare piuttosto che in montagna", volendo esprimere con quel "piuttosto che" un senso di nessuna preferenza tra le due scelte. L'espressione sostituisce insomma il classico "o".
"Andro' in vacanza al mare o in montagna".

Oltre ad essere esteticamente brutta, l'espressione 'piuttosto che' puo' generare ambiguità.
Dando all'espressione 'piuttosto che' il suo significato originario, la frase "Andro' in vacanza al mare piuttosto che in montagna" sottintende una preferenza per il mare rispetto alla montagna.

Un interessante articolo sullo scorretto utilizzo di 'piuttosto che' lo si trova sul sito dell'Accademia della Crusca.

http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3930&ctg_id=93

L'espressione 'piuttosto che' va molto di moda ed io provo un senso di leggera antipatia nei confronti di chi la usa quando mi capita di sentirla.

sabato 19 maggio 2007

C'era una volta in America


Ho rivisto C'era una volta in America, di Sergio Leone.

Secondo me tutti gli altri registi nel 1984 avrebbero dovuto appendere la macchina da presa al chiodo per sempre.

domenica 13 maggio 2007

Impressioni fugaci sui media francesi.

Da quando ho iniziato a seguire con un po' di interesse la stampa e la tv francese, ho l'impressione che il livello di entrambe sia estremamente basso.

In accordo con Antonio Capranica, ex corrispondente Rai a Parigi, che questa sera alla trasmissione di Fabio Fazio esponeva le sue opinioni sulla Francia, direi che i media francesi mi sembrano 'omertosi'.

Per esempio, il giornalismo investigativo, in Italia ben presente a vari livelli (Report per la tv, le inchieste dell'Espresso con i suoi giornalisti infiltrati, Le Iene e Striscia la notizia più in piccolo...) mi pare non esista proprio. E' probabile esista, ma io non mi ci sono mai imbattuto, cosi' come non ho mai viste una trasmissione a difesa dei consumatori come Mi manda Rai3.

Anche quando vedo un banale telegiornale, mi sembra che tutto sia molto leggero, per lo meno per quanto riguarda la politica francese e la Francia in generale.

La più famosa rivista dei consumatori, Que Choisir, non regge il confronto con l'omologa italiana Altroconsumo in quanto ad approfondimento.

I documentari sulla natura, i documentari storici, i reportage dagli altri paesi, invece, sono fatti molto bene. Basti pensare a quanti ottimi documentari francesi sono usciti nelle sale di tutto il mondo (Il popolo migratore, Microcosmos, La marche de l'empereur...).

A meno che non ci sia da parlare bene della Francia e delle sue imprese, come il record di velocità mondiale del TGV, o il primo volo del gigantesco nuovo Airbus partito da Toulouse, le informazioni sulla Francia sono molto leggere.

L'autocompiacimento invece non manca mai. Se durante un servizio parlano degli Champs Elysée, subito aggiungono "La avenue più bella al mondo" (commento mio: si tratta di uno stradone a 2-3 corsie per senso di marcia mai chiuso al traffico, con aria irrespirabile e niente di particolare da vedere, se non le vetrine dei grandi stilisti a prezzi inaccessibili), se parlano della Place des Voges non mancano di aggiungere "La piazza più bella al mondo" (commento: senza nulla togliere alla bella Place des Voges, sono mai stati questi giornalisti a Piazza di Spagna o a Piazza Navona? E a piazza del Pantheon a Roma?), se parlano del verde di Parigi non dimenticano di aggiungere che Parigi è "la capitale più verde d'Europa" (commento personale: da questo documento, redatto, tra gli altri, da Legambiente, non sembra proprio che sia cosi'). Se invece il soggetto è il sistema sanitario francese, ovviamente segue la frase "il migliore sistema sanitario al mondo", cosi' come il sistema di trasporti dell'intera ragione parigina.

Le mie sono solo le impressioni di un lettore saltuario e di un utente televisivo inconstante. E' probabile che mi sbagli, è probabile che la mia attenzione registri solo le cose che non mi piacciono. Non lo so precisamente, per questo sono stato cauto e ho parlato solo di impressioni.

Sull'Espresso del 10 maggio 2007, pero', queste mie impressioni sembrano trovare qualche conferma: a pagina 51 scopro infatti che:

  1. - Il primo editore francese, Arnaud Lagardère, leader mondiale della stampa periodica (gruppo editoriali Hachette), è anche il secondo produttore di armi del paese e presente nell'industria aeronautica e militare.
  2. - Il proprietario della prima rete televisiva, TF1, Martin Bouygues, è costruttore di prigioni, autostrade, centrali nucleari, aeroporti, linee Tgv e grandi opere pubbliche.
  3. -L'editore del quotidiano conservatore "Le figaro", Serge Dassault, produce armi e aerei di caccia.
Questi industriali, nonché padroni dell'informazione (TF1 sembra sia il canale più visto non solo in Francia, ma anche in tutta l'Europa; il gruppo editoriale Hachette è presente anche in Italia) lavorano ovviamente a stretto contatto per il governo.

Un giornalista di TF1 potrà mai fare un reportage in libertà sullo stato delle autostrade francesi, o su un'eventuale storia di corruzione per la costruzione di un tratto autostradale?

Come editoriale di Le figaro, potrà mai essere pubblicato un articolo che critica il governo per un'eventuale decisione dell'aumento della spesa militare?

Voilà il conflitto d'interessi alla francese.

P.S.: Tutti questi grandi editori dell'informazione e industriali sono amici di Sarkozy.

domenica 6 maggio 2007

6 maggio 2007


Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
d'una ragazza irriverente
che vi avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.

Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore troppo
troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d'una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d'un tribunale
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva "Vostro Onore",
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.


Un giudice,
Fabrizio De André

mercoledì 2 maggio 2007

Perdono.

Ieri, durante i funerali di Alessia, il prete che ha celebrato la messa ha detto:

"Vi chiedo di perdonare chi si è macchiato di un crimine così assurdo. Non c'è più spazio per le parole è tempo di agire ma non con la violenza, con l'amore. L'amore, silenzioso, è fecondo, il rancore, rumoroso, uccide. Perdonando dareste una lezione a tutta Italia".

Il perdono fa parte della cultura cattolica, si sa.
Le parole del prete non mi stupiscono, tempistica inopportuna a parte - come chiedere di perdonare quando il cadavere è ancora caldo? - ma mi stupisce ancora di meno la reazione dei presenti - "No, mai. Ergastolo!", reazione del tutto umana e comprensibile ("Una piccola vendetta è più umana di nessuna vendetta", F. Nietzsche).


Qualche mese fa tutta l'Italia ha seguito il caso di Welby.
In quel caso la Chiesa non perdono' Welby, un uomo che per sua scelta decise di non vivere più perché costretto ad una vita innaturale ed indegna: la Chiesa rifiuto' il funerale religioso a Welby, dimostrando di essere del tutto estranea non solo al concetto di perdono (semmai abbia senso parlare di perdono in un caso simile) ma anche, e ben più grave, a quello di pietà.

Il Vicariato di Roma cosi' si espresse sulla vicenda in seguito alla morte e ai mancati funerali religiosi di Welby :

"In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325). Non vengono meno però la preghiera della Chiesa per l’eterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti".

La Chiesa chiede di perdonare ma non perdona.


martedì 1 maggio 2007

Le leggi di Murphy.


Ho sempre trovato odiose le leggi di Murphy, con quel pessimismo-fatalismo intrinseco in ognuna di esse, quel loro luogo comune diventato legge universale.

"La coda vicino alla vostra si esaurirà per prima". Vi rendete conto dell'enorme stronzata di questa legge, che tuttavia viene ripetuta a ogni piè sospinto da moltissime persone?

Supponiamo di avere un supermercato con due sole casse, e in coda ad ognuna di esse c'è un omarino appassionato delle leggi di Murphy: tutt'e due pensano: "La coda vicino alla mia si esaurirà per prima". Secondo la legge di Murphy, quale sarà la coda più lenta?

Le leggi di Murphy sono la cosa meno scientifica che possa esistere al mondo.

Con la sfortuna che ho.


Raramente ho degli istinti omicidi. Una di queste occasioni è quando un mio interlocutore, commentando un fatto che gli è accaduto o la sua vita in generale, pronuncia una frase del tipo: "Con la sfortuna che ho...".

Posso anche capire che in un certo periodo uno possa sentirsi molto prossimo alla sfiga: se ieri ti svegli con il mal di denti, oggi ti arriva una contravvenzione di 500€, domani ti si fonde il 16/9 Panasonic appena uscito dal periodo di garanzia, allora posso anche accettare il termine di sfiga riferito ad un periodo transitorio.

Ma l'espressione "Con la sfortuna che ho...", cosi' fatalista, che si sente soprattutto al Sud, riferita all'intera esistenza, detta da persone che hanno delle famiglie, degli affetti, un lavoro, una casa con del pane in tavola, un'auto con il lettore CD e l'aria condizionata, mi fa ridere e nello stesso tempo incazzare.

Cio' che rispondo mentalmente, e a volte non solo, quando sento la frase in oggetto è: "Se tu sei sfortunato, i bambini irakeni che si vedono massacrare i genitori cosa sono? E i bambini che nascono con delle deformazioni e che a 5 anni sono già sulla sedia a rotelle? E le madri che perdono i figli di 20 anni? E i bambini che muoiono di fame?".

Sono proprio sfortunato ad avere amici cosi'.