Mercoledi' mi trovavo al Terminal 1 dell'aeroporto parigini Charles de Gaulle, in attesa di imbarcarmi per Milano.
Ho comprato una bottiglietta d'acqua, da 50cl, che ho pagato 2.8€ al Caffè Ritazza. Sul prezzo eccessivo dell'acqua in Francia ne ho già parlato in questo blog, più precisamente qui.
Avendo del tempo libero (parlero' in un altro post del tempo libero da trascorrere negli aeroporti), ho fatto un giro degli altri bar del Terminal 1 per vedere i prezzi, fortunatamente esposti, delle bottigliette d'acqua. Ecco i risultati:
Café viennoiseries: 2.8€
Brioche dorée: 2.8€
Caffè Ritazza: 2.8€
La concorrenza fa diminuire i prezzi. Tranne quando i negozianti fanno cartello.
Postilla su Carlo Ponti.
Mentre scrivo questo pezzo il sottofondo musicale è Le Mépris, di George Delerue, colonna sonora del bellissimo omonimo film di Godard (Il disprezzo in italiano) con una splendida Brigitte Bardot, tratto da un romanzo di Alberto Moravia.
Il produttore italiano Carlo Ponti, scomparso qualche mese fa, ha portato il film in Italia ai tempi. Si è pero' concesso il lusso di fare qualche 'piccola modifica' alla versione francese.
Su questo sito leggo:
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Tanto che l’edizione italiana di Le mépris – la stessa che malauguratamente circola anche nella attuale riedizione – non viene riconosciuta da Godard. In un’intervista concessa alla rivista “Filmcritica” (nn. 139/140, novembre/dicembre 1963) il regista esemplificava le manomissioni operate da Ponti sull’edizione italiana: il dialogo in presa diretta è stato sostituito dal doppiaggio che non tiene conto del fatto che ogni personaggio parla la sua lingua originale rendendo necessario l’intervento della traduttrice; il montaggio ha eliminato numerosi piani ed ha invertito le due scene finali incidendo sul “significato” stesso del film; il colore è stato alterato; la musica volutamente classicheggiante di Delerue è stata sostituita da quella di Piccioni, il quale l’ha naturalmente inserita dove e come gli pareva senza l’opinione di Godard. A questo punto sorge il dubbio se sia opportuno parlare di un film di Godard (Le mépris), quando ne abbiamo visto sostanzialmente un altro (Il disprezzo). Ma il guaio è che anche noi, come spettatori, siamo stati “abituati” a sottostare alle regole del gioco imposte da un produttore qualsiasi.
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