lunedì 18 gennaio 2010

Un film: Zabriskie point


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Anni '60, anni della contestazione giovanile, quando ancora al mondo c'era qualche gruppo di persone non normalizzate dalla cultura e dalla polizia: in una California già brutalizzata da giganteschi cartelloni pubblicitari (sui quali la macchina da presa di Antonioni si sofferma spesso) e oppressa dalla polizia, il giovane studente Mark ruba un piper e sorvola il deserto attorno Los Angeles.
Nel deserto incontra Daria, una bella ragazza disinibita che da sola in macchina viaggia con calma in direzione Phoenix, dove ha appuntamento di lavoro con il suo capo amante.
I due si conoscono, si amano nel deserto, fanno della strada insieme. Mark decide di rientrare in città e restituire il piper al deposito, non prima di averlo personalizzato con dei vivaci colori e disegni. Scelta sbagliata quella di rientrare, perché ad attenderlo in città ci sono le volanti della polizia, che non va certo per il sottile.

Come tutti i film di Antonioni, anche Zabriskie point non è facile da vedere: confesso che un paio di volte la palpebra mi si stava chiudendo, per il suo incedere lento, la sua quasi totale assenza di azione e di emozione - trovo che lo stile freddo sia una delle caratteristiche dei suoi film.
Eppure, a parte questo, ho trovato Zabriskie Point un grande film con un finale splendido, sul quale ovviamente non mi sono soffermato nel riassuntino della storia per non rovinare la sorpresa a chi non l'ha mai visto. La fotografia è curata.

La bellezza giovanile, la ribellione, la contemplazione, la derisione del consumismo (irresistibili quanto tristi nello sbatterci in faccia la realtà alcune parodie della pubblicità - dopo 40 anni il film si dimostra quanto mai attuale): un classico da non perdere.

Voto di Kurtz: cuoricino.

PS. Per chi scrive questo film vale 10 Avatar.

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